I corsi di formazione sono altresì importanti per gli psicologi, in quanto:
L'ansia è il simbolo di una vita che forse è sprecata, noi siamo ansiosi perché stiamo perdendo il senso della vita, perché non ci sentiamo utili, necessari, perché ci sembra di non servire a qualcuno o a qualcosa, perché non sappiamo dove stiamo andando, perché forse non c'è un senso nelle cose che facciamo. Che cos'è l'ansia? L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la vita stessa. Non c’è da stupirsi quindi che accompagni l’uomo da sempre sin dall’età della pietra. A quei tempi era certamente un’ansia naturale, positiva, che serviva da campanello d’allarme in un ambiente carico di minacce. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio. Via via che la civilizzazione è andata crescendo si è affermata un’ansia di successo personale, di popolo e di razza, ovvero l’ansia di potere e di conquista per ottenere prestigio e benessere.
Oggi, il boom economico ha introdotto l’idea del benessere fondato sul possesso, l’inquietudine si sgancia dai bisogni reali e si orienta sull’effimero. L’ansia cresce freneticamente e si presenta come ansia di possesso. Oggi abbiamo tutto e spesso l’ansia riguarda il superamento dei propri limiti. Sedici italiani su cento hanno l’ansia di non farcela, di rimanere indietro, di venire tagliati fuori. Posto fisso, certezze solide, sicurezze economiche e affettive, sono questi gli obbiettivi che negli ultimi 50 anni si sono imposti nella nostra cultuara finendoci per convincere che la vita sia tutta qui. Quando questi diventano gli unici valori attorno a cui gira la nostra esistenza, ecco arrivare l’ansia, cioè l’insinuante paura di perdere tutto.
Psicologo a Firenze e Pisa per la cura dell'ansia e delle stress!
La sua comparsa rappresenta la nostra voce interiore che ci spinge a fermarci un secondo dicendoci “ATTENTO, CIO’ SU CUI BASI LA TUA VITA E’ SENZA VALORE”? Poco importa se gli obbiettivi siano stati centrati o no, l’ansia svolge comunque la sua funzione determinante, spazza via la nostra mentalità inconsistente, quella che si rivela inadatta a costruire la nostra vita su basi solide. Potremo dire che l’ansia è tutta la vita che non viviamo, che non abbiamo vissuto, che non vogliamo vivere.
E’ come se fosse la rappresentazione del nostro non voler perdere la testa, del nostro voler metterci sempre al posto giusto nel momento giusto, del saper sempre cosa fare. L’ansia ci ricorda che tutto questo in un attimo viene spazzato via, sparisce. L’ansia è il simbolo di una vita che forse è sprecata, noi siamo ansiosi perché stiamo perdendo il senso della vita, perché non ci sentiamo utili, necessari, perché ci sembra di non servire a qualcuno o a qualcosa, perché non sappiamo dove stiamo andando, perché forse non c’è un senso nelle cose che facciamo. L’ansia è il fatto che stai credendo di essere quello che in fondo non sei.
Quali sono i sintomi dell'ansia?
Nell’ansia abbiamo la presenza di sintomi psichici e fisici.
Psicologicamente compaiono:
Tensione
Nervosismo
Eccessiva preoccupazione per se’ e per gli altri
Insonnia
Facilità al pianto
Progressivamente aumenta la paura dei luoghi affollati, del buio fino ad arrivare agli attacchi di panico caratterizzati da un profondo disagio che porta alla progressiva riduzione delle attività fino alla paralisi. L’ansioso vive in un costante stato di allarme e di tensione che lo induce da un lato a temere disgrazie, incidenti e insuccessi e dall’altro a non tollerare le attese e le situazioni competitive.
I sintomi somatici dell’ansia possono interessare tutto l’organismo:
Palpitazioni Vertigini Nausea Aumento della sudorazione Disturbi della sessualità Disturbi visivi Emicranie Debolezza Tremori Aumento della frequenza respiratoria Coliti
L'ansia in cifre In Occidente 400.000.000 di persone accusano disturbi d’ansia. Sono in leggera prevalenza donne in una fascia d’età compresa fra i 30 e i 50 anni. Le categorie più colpite sono i lavoratori dipendenti, i genitori, i manager, con un dato che si fa sempre più evidente, la preoccupazione dei giovani in cerca di primo impiego. In Italia ne soffrono 16 persone su 100 e i grandi ansiosi sarebbero tra il 5% e l’ 8% della popolazione. In particolare il 21% dei ragazzi fra gli 8 e i 17 anni soffre di qualche forma d’ansia specifica o generalizzata. Il 15% dei bambini di 6-7 anni soffre di forme ossessivo-compulsive.
Quali sono le cause dell'ansia? Sono state elaborate numerose teorie sulla genesi dell’ansia. Alcuni la fanno derivare da conflitti psichici già esistenti, altri privilegiano la componente biologica, vale a dire la modificazione di alcune sostanze chimiche presenti nel sistema nervoso, dette neurotrasmettitori. Da queste modificazioni deriverebbero poi i disturbi psicologici. I neurotrasmettitori coinvolti sarebbero: noradrenalina, serotonina e gaba. Esperimenti svolti su animali hanno dimostrato che la stimolazione di aree cerebrali precise, come il locus ceruleus, dove ci sono cellule nervose che utilizzano la noradrenalina, induce un comportamento simile alla paura mentre la sua asportazione ne impedisce l’insorgere.
Come si cura l'ansia? La regola per combattere l’ansia parte da un’unica affermazione, che l’ansia non va combattuta. Non dobbiamo combattere, dobbiamo cedere. Dobbiamo imparare a non pretendere niente da noi stessi, dobbiamo fare le cose per come le sappiamo fare non per come dovrebbero essere fatte. L’idea di non migliorarci ci può regalare uno stato di pace, non dobbiamo avere alcuna aspettativa ma essere semplicemente presenti nelle azioni che facciamo. Bisogna che impariamo a non guidarci e a non dirci sempre “sei andato bene” o “non sei andato bene”. Spesso nella vita di tutti i giorni ci sforziamo di voler essere agli occhi degli altri un modello, un punto di riferimento, una persona sulla quale poter contare; cerchiamo sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto, di accontentare tutte le richieste che ci vengono fatte dalle persone che amiamo. Ma quando tutto questo ci allontana dai nostri veri desideri, quando ci imponiamo di essere quel modello a tutti i costi, allora la nostra psiche si ribella a quell’Io troppo rigido che non ci permette più di esprimerci come dovremo. Dobbiamo accogliere l’ansia come un consiglio che ci viene dato dal nostro corpo che in qualche modo non vuole più sottostare a quella figura di perfezione che ogni giorno ci sforziamo di essere.
Imparare a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, ci darà quel senso di realtà, di pace interiore, di appartenenza alla vita. La qualità della vita cambia in modo radicale quando rinunciamo alla strenua difesa degli equilibri consolidati, sterili magari, ma rassicuranti. Di fatto la maggior parte di noi impiega notevoli energie nel mantenere la propria esistenza il più possibile conforme ai valori collettivi, in modo acritico e spersonalizzante. Fin da piccoli ci viene insegnato a dover essere “figli modello” adeguandoci a comportamenti stereotipati, abbiamo dovuto imparare a soddisfare i bisogni degli altri, in primis quelli dei genitori.
Crescendo, spesso continuiamo ad adottare quelle maschere e voler soddisfare sempre e comunque le richieste delle persone a noi vicine. E’ il caso del ragazzo che decide di intraprendere quegli studi universitari per esaudire i sogni dei genitori che vorrebbero vederlo avvocato o ingegnere. Ma quale sarebbe stata la sua vera vocazione se non avesse seguito i consigli dei genitori? La sua creatività, i suoi desideri verranno repressi fin quando non sarà lui stesso a decidere della sua vita, senza più condizionamenti esterni. Un altro esempio lo possiamo trovare nelle persone che hanno deciso di fare della propria vita una missione che ha come unico scopo quello di far carriera e di trovare le proprie soddisfazioni nell’accumulare ricchezze. Lo status sociale nella nostra cultura è sicuramente un elemento molto importante ma non dobbiamo permetterci di vivere solo per poter dimostrare di essere o di avere, dobbiamo dare il giusto peso soprattutto ai nostri bisogni interiori, arricchirci di quei valori che nella società poco contano ma che per noi sono linfa vitale. Abbandoniamo l’idea di dover apparire per poter essere, diamo più spazio ai nostri desideri, allontaniamoci dall’effimero, svestiamoci da quella maschera sociale che giorno dopo giorno diventa sempre più pesanti da indossare.
Lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe compiere consiste nel non arretrare dinanzi alla possibilità di vivere nuove esperienze. Sono molte infatti le persone convinte che coltivare un solo grande interesse e diventare dei super professionisti in quel campo, sia una delle più grandi possibilità per realizzarsi nella vita. In realtà non è così. Concentrare tutto il proprio impegno e le proprie energie, potrà si farci raggiungere una meta specifica, magari anche prestigiosa e degna di rilievo, ma questo traguardo pregiudica e ostacola la possibilità di crescere. Maggiore sarà la nostra specializzazione in un campo, minore sarà il grado di conoscenza della realtà che riusciremo a raggiungere. Impegnarsi in un’unica direzione e sfruttare solo una minima parte delle risorse di cui siamo dotati, significa compiere un grave errore e condannarci senza volerlo a una drastica limitazione conoscitiva.
L'ansia e i farmaci I farmaci hanno conquistato sempre più mercato. Solitamente gli ansiolitici sono il primo presidio che viene adottato dal medico di base. Spesso però, dopo una prima prescrizione, il paziente tende ad autogestire la terapia modificando i dosaggi e questo è da evitare perché gli ansiolitici, se non usati correttamente possono causare dipendenza, disturbi della concentrazione, dell’attenzione e della memoria. Il farmaco non è l’unico rimedio contro l’ansia. Esiste un recente studio inglese condotto su 210 pazienti con disturbi d’ansia generalizzata, con attacchi di panico e distimia. Per sei settimane sono stati sottoposti a caso a 5 tipi di trattamenti diversi: un farmaco ansiolitico, un timoanalettico, un placebo, una psicoterapia cognitivo comportamentale e un gruppo di self help. Tra questi cinque trattamenti non sono state riscontrate importanti differenze nella risposta. Il farmaco ansiolitico non si è rivelato più efficace degli altri trattamenti. Tutto questo conferma l’idea che il farmaco ansiolitico non è l’unico presidio terapeutico contro l’ansia. Le strategia non farmacologiche, come le tecniche di counselling o gli interventi psicoterapici di sostegno rappresentano una risposta terapeutica di grande efficacia.
Invitiamo i lettori a trovare informazioni sui disturbi legati all'ansia e ai professionisti in grado di aiutare i pazienti con tale problematica. tematiche relative agli attacchi di panico, all’agorafobia e, più in generale, alle problematiche inerenti i disturbi d’ansia. Seguendo questa premessa, il visitatore sarà guidato all’interno degli aspetti più salienti che caratterizzano gli attacchi di panico e gli altri problemi legati all’ansia come i sintomi, le cause, le manifestazioni, i più importanti fattori di mantenimento e la cura. Come è risaputo l’attacco di panico si presenta come conseguenza di una breve ma intensa crisi d’ansia che, a cascata, genera tutta una serie di sintomi che possono far temere alla persona che la subisce la morte imminente, un infarto, la perdita di controllo o l’impazzimento. L’esperienza dell’attacco di panico di solito costituisce uno spartiacque nella vita di chi la subisce lasciando la persona in uno stato di paura, angoscia, terrore, ansia, preoccupazione che l’attacco possa ripresentarsi, magari con sintomi più gravi o in situazioni particolarmente temute (...continua)
In sostanza, dopo il primo attacco di panico la persona ha la sensazione che la vita non sarà più come prima. Quando gli attacchi di panico diventano frequenti e la persona vive un continuo stato d’ansia per il timore che questi possano ripresentarsi, mettendo in atto tutte le “precauzioni” per prevenirlo (evitamenti,comportamenti protettivi), si parla di Disturbo di Panico con o senza Agorafobia.
Il Disturbo di Panico rappresenta la cornice diagnostica più “popolare” ma non è l’unica in cui gli attacchi di panico possono manifestarsi. L’attacco di panico rappresenta, per cosi dire, una categoria trasversale che può interessare varie problematiche psicologiche, in particolare alcuni Disturbi d’Ansia come la Fobia Sociale laddove la persona si trova in situazioni particolarmente ansiogene a cui non può sottrarsi (es. affrontare un interrogazione, un colloquio di lavoro, parlare in pubblico etc.), in questi casi l’ansia può raggiungere dei livelli cosi intensi fino ad arrivare ad una vera e propria crisi di panico; allo stesso modo, nella Fobia Specifica, l’ansia e la paura innescata dal contatto o dalla vicinanza con l’oggetto fobico ( siringhe, aghi, ragni, animali, tuoni, lampi etc.) possono provocare un vero e proprio attacco di panico.
Rimanendo in tema di Disturbi d’Ansia possiamo rilevare come gli attacchi di panicopossono manifestarsi nel Disturbo Post-traumatico da Stress nel misura in cui la persona viene a “contatto” con eventi o situazioni che ricordano o somigliano alla natura del trauma. In conclusione si può affermare che l’ansia in generale e gli attacchi di panico in particolare rappresentano fenomeni trasversali che interessano varie categorie di disturbi psichici. Lo scopo del presente sito è quello di dare le informazioni principali,che ovviamente non possono sostituire in alcun modo il contatto diretto con il professionista della salute mentale come lo psichiatra, lo psicologo lo psicoterapeuta il neurologo etc., inerenti gli aspetti generali degli attacchi di panico e dei disturbi d’ansia. Buona Navigazione.
CHE COS'È UN ATTACCO DI PANICO?
L’attacco di panico si presenta come un grave e passeggero stato d’ansia la cui intensità crescente, in genere la durata di un attacco di panico si aggira intorno ai 10 minuti, comporta vissuti drammatici e catastrofici tanto da far temere alla persona che lo subisce la morte, un attacco di cuore, la paura di perdere il controllo o impazzire. Qualsiasi sia l’evento catastrofico temuto è risaputo che l’esperienza della crisi di panico lascia la persona profondamente spaventata, angosciata, terrorizzata e, soprattutto, in preda all’ansia e alla paura che l’attacco posso ripresentarsi. Questo timore segna nettamente e negativamente la qualità della vita della persona che, improvvisamente, si trova a vivere una condizione totalmente diversa rispetto a quella a cui era abituata in cui prevalgono le rinunzie, la perdita dell’autonomia, l’ansia, la paura di non essere più normali, il timore per ogni sensazione che possa far temere l’arrivo di un nuovo attacco, sentimenti depressivi per la libertà che si è perduta e la condizione in cui ci si trova. Durante l'attacco di panico si possono avere i seguenti sintomi:..Leggi tutto
Quali sono le cause degli attacchi di panico?
Seguendo il lavoro di Wells ( trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia) si possono raggruppare le cause che contribuiscono, in maniere determinante, ad innescare un attacco di panico in tre ordine di fattori: lo stress, le caratteristiche della personalità e l’iperventilazione. La letteratura e l’esperienza clinica concordano nel ritenere che il primo attacco di panico è spesso preceduto da eventi stressanti significativi sia di natura psicologica che fisica. Attacchi di panico in persone serene e sicure di se, senza fattori stressanti di rilievo sono alquanto rari o, in ogni caso, meno frequenti. L’ansia è una risposta normale ma non scontata di entrambe le categorie di fattori stressanti. L’intensità dell’ansia a seguito dello stress non sempre innesca un attacco di panico, mentre, al contrario, si possono avere attacchi di panico anche quando l'ansia è moderata e i fattori di stress poco evidenti. Perché l'ansia ad alcuni scatena gli attacchi di panico e ad altri no? Per rispondere a questa domanda sono stati chiamati in causa il livello elevato di fattori stressanti, l’iperventilazione e le caratteristiche di personalità...Leggi tutto
Perche gli attacchi di panico tendono a cronicizzarsi?
Come descritto nell’esempio dell’attacco di panico al supermercato è comprensibile che la persona colpita da un esperienza cosi drammatica e paurosa inizi ad associare e, di conseguenza, ad evitare la situazione o il luogo in cui l’attacco di panico si è presentato. Nel nostro esempio la persona cercherà di evitare le file al supermercato poiché ha associato l’attacco di panico a questa situazione. In realtà l’evitamento, che può apparire una risposta adattiva e comprensibile nell’immediato, rappresenta la causa più importante della cronicizzazione degli attacchi di panico. Quasi tutte le persone che hanno avuto un attacco di panico mettono in atto evitamenti e più questi diventano generalizzati, ovvero si estendono a più situazioni rispetto a quella in qui l’attacco di panico si è manifestato, tanto più complesso, in termini di tempo e impegno, sarà curare gli attacchi di panico. In genere le situazioni maggiormente evitate sono i posti affollati, gli spazi aperti, gli spazi chiusi, i mezzi pubblici e, in generale, i luoghi lontani da casa o dove comunque è difficile chiedere aiuto in caso di attacco di panico. L’evitamento come risposta all’ansia e alla paura di poter avere un attacco di panico è fondamentalmente spiegato da tre motivi...Leggi tutto
Quale il ruolo dell'ansia negli attacchi di panico? Chi ha avuto attacchi di panico si spaventa anche al minimo segnale d'ansia, perché sospetta che si tratti dell'inizio di un attacco. In questa sede analizzeremo il fondamentale ruolo dell’ansia, e soprattutto della risposta di attacco o fuga, nell’innesco degli attacchi di panico. L'ansia può essere considerata come uno stato "spiacevole" di preoccupazione o di attesa di un pericolo non definito, questa condizione la differenzia dalla paura dove il pericolo è invece definito o concreto. L’ansia è sicuramente un “emozione” adattiva ed ha il merito di aver contribuito alla sopravvivenza e all’evoluzione dell’uomo in un tempo in cui le minacce erano ben differenti ( immaginiamo gli uomini primitivi nel loro habitat dove normalmente bestie feroci e altri pericoli attentavano alla propria vita!!) rispetto ad oggi...Leggi tutto
Perche ho dei falsi allarmi di pericolo? Gli attacchi di panico sono dunque dovuti a falsi allarmi che attivano troppo facilmente la risposta di attacco o fuga. Ma perché succede? Che cosa fa sì che qualcuno abbia più facilmente di un altro la risposta di attacco o fuga? La ricerca psicologica ha scoperto tre cause: la prima è la presenza di situazioni molto stressanti; la seconda è l'iperventilazione (respirazione eccessiva); la terza è rappresenta dalla personalità individuali.
Durante un attacco di panico, posso impazzire, perdere il controllo, avere un infarto, svenire? Chi è affetto da attacchi di panico ha sperimentato l’ansia legata alla credenza che, durante l’attacco, possa succedergli qualcosa di terribile come impazzire, perdere il controllo, avere un attacco di cuore o, addirittura, morire. Sono queste paure drammatiche ad allarmare la persona ogni qualvolta si sente ansiosa o si trova in situazioni dove teme possa avere un attacco di panico. I segnali d’ansia vengono infatti interpretati come minacce terribili che la persona deve evitare a tutti i costi. L’interpretazione dei segnali d’ansia come pericolosi e anticipatori di eventi catastrofici ha come conseguenza un ulteriore aumento dell’intensità dell’ansia, e quindi delle sensazioni fisiologiche che, a circolo vizioso, confermano ed aggravano l’imminenza dell’evento catastrofico temuto (infarto, pazzia, perdita di controllo, svenimento etc.)...Leggi tutto
Come si curano gli attacchi di panico? Gli attacchi di panico, nelle sue varie forme, sono alquanto invalidanti e provocano tanta sofferenza. Gli attacchi di panico, nella maggioranza dei casi, rispondono bene sia all’approccio psicoterapeutico, soprattutto la psicoterapia cognitivo comportamentale, considerata trattamento di elezione dall’ APA (American Psychiatric Association), che farmacologico; è anche possibile un approccio integrato delle due terapie. L’approccio farmacologico ( psicofarmaci) anche se spesso risulta efficace, ha l’inconveniente di “tamponare” i sintomi lasciando inalterate le vere fonti degli attacchi di panico inoltre, alla sospensione del farmaco spesso il disturbo si ripresenta gettando nello sconforto la persona. Gli effetti collaterali degli psicofarmaci, spesso mal tollerati dal panicoso, rappresentano un altro inconveniente di questo approccio. La terapia cognitivo comportamentale, anche se a breve termine più costosa rispetto ai farmaci, risulta dai dati scientifici la cura più efficace per il disturbo di panico....
Che cosa è il Disturbo Ossessivo Compulsivo Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni ricorrenti sufficientemente gravi da assorbire una considerevole quantità di tempo ( più di un ora al giorno) o causare disagio significativo o compromissione delle normali attività della persona; inoltre, nel corso del disturbo, la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive e/o irragionevoli.
Le ossessioni possono presentarsi sotto forma di idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti, vissute come intrusive e inappropriate, che in genere si accompagnano ad ansia o ad emozioni negative quali paura, vergogna, sensi di colpa, disgusto etc.
Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (come lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole) il cui obbiettivo è quello di prevenire o ridurre l’ansia o il disagio (causate dalle ossessioni) e non quello di fornire piacere o gratificazione...